Cos’è la sanificazione ambientale?
Una precisa definizione del termine “sanificazione” non è semplice da trovare. Tuttavia, l’obiettivo della sanificazione risulta chiaro, e viene chiarito dalla parola stessa: l’obiettivo di queste procedure è infatti quello di rendere letteralmente sano, ovvero salubre, un ambiente. Il pericolo, infatti, è che eventuali agenti microbiologici e non possano mettere in serio pericolo la salute dell’essere umano.
Molto spesso, sanificazione e disinfezione vengono considerate come sinonimi, ma è bene sapere che non è affatto così. Indubbiamente i concetti sono tra loro correlati tra loro, ma non coincidono: la disinfezione è compresa nella sanificazione.
Si può in effetti dire che la sanificazione consta di due momenti ben distinti, che sono la detersione e la disinfezione. Con il primo procedimento, l’obiettivo è quello di allontanare lo sporco visibile a occhio nudo (si pensi a polveri, tracce di cibo e incrostazioni varie), utilizzando utensili in grado di esplicare un’azione meccanica (tra cui scope, aspirapolveri e altri strumenti) nonché detergenti a basse concentrazioni.
Lo scopo della disinfezione, al contrario, è quello di abbattere drasticamente la carica microbica di una superficie o di un generico substrato, adoperando un disinfettante specifico e in concentrazioni tali che i suoi fumi non possano recare danni all’uomo (bisogna infatti considerare che molto spesso i disinfettanti sono composti chimici molto potenti).
A sua volta, la disinfezione è distinta dalla sterilizzazione, che può o meno essere necessaria (a seconda del contesto al quale ci si riferisce) e che quindi non sempre è inclusa nel processo di sanificazione. Mentre, infatti, nella disinfezione si ha la riduzione della carica microbica complessiva entro limiti accettabili e la distruzione dei patogeni, nella sterilizzazione si ottiene l’annientamento di tutte le forme di vita non visibili a occhio nudo.
Sulla base di quanto detto finora, è più facile comprendere com’è composto il processo di sanificazione. Nello specifico, questo consta di 4 fasi distinte, che possono essere così descritte:
- Detersione;
- risciacquo;
- disinfezione;
- risciacquo.
La presenza per ben due volte dell’operazione di risciacquo non è ridondante, ma al contrario necessaria. Poiché sia nel caso della detersione che della disinfezione vengono utilizzati prodotti chimici, il risciacquo è fondamentale per avere la certezza che tali composti non lascino residui e non rappresentino un pericolo equivalente, se non superiore, a quello microbiologico.
Quali sono i prodotti per la sanificazione? Come già accennato si suddividono in detergenti e disinfettanti.
I detergenti hanno fondamentalmente l’obiettivo di allontanare residui di grasso, unto o incrostazioni dalle superfici; per raggiungere questo obiettivo, le sostanze che vengono impiegate sono principalmente tensioattivi, in grado di emulsionare il grasso adeso alla superficie con l’acqua imbibita nella spugna o nello strumento utilizzato per la detersione. Il grasso legato viene quindi allontanato mediante un’azione meccanica.
Per la disinfezione, invece, è necessario impiegare prodotti in grado di distruggere i microrganismi (è bene ricordare che questi solitamente non hanno effetto sulle spore). Tra questi è possibile citare la formaldeide, alcuni composti dell’ammonio e alcoli, i quali non devono essere solamente applicati, ma devono restare in contatto con la superficie per un certo intervallo di tempo, detto “tempo d’azione”.
È necessario seguire strettamente le indicazioni riportate sulla confezione, per tutelare la propria salute e quella degli altri. Sono inoltre da evitare i mix di sostanze differenti, le quali potrebbero dar vita a composti tossici sconosciuti e potenzialmente dannosi.
Quali sono le differenze tra sanificazione ospedaliera e casalinga?
In linea di principio, tra la sanificazione ospedaliera e quella casalinga non dovrebbe esservi alcuna differenza. La sanificazione è un processo che, come descritto in precedenza, presenta delle operazioni piuttosto precise e il cui ordine è piuttosto rigido.
Tuttavia, è intuibile come sia necessario effettuare le operazioni discusse in precedenza con maggiore rigore in ambito ospedaliero. Poiché, infatti, si tratta di un luogo pubblico nel quale transitano centinaia di persone ogni giorno, e che può in alcuni casi rappresentare un vero e proprio covo di microrganismi, la sanificazione deve essere applicata frequentemente e deve risultare totalmente efficace. In ambito ospedaliero, dunque, si utilizzano certamente detergenti e disinfettanti più concentrati, che possono essere adoperati esclusivamente da personale istruito in maniera idonea.
In ambito ospedaliero, è l’OSS che applica il processo di sanificazione. L’Operatore Socio Sanitario, infatti, è una figura che può assolvere questo ruolo in maniera completa e adeguata, grazie alla propria preparazione.
La sanificazione della casa è indubbiamente più semplice di quella ospedaliera. Innanzitutto, in commercio esistono diversi prodotti che fungono sia da detergente che da disinfettante. Si tratta di preparati industriali non professionali (ma non per questo meno pericolosi) che consentono di garantire pulizia e salubrità alla propria dimora. Solitamente questi prodotti prevedono un tempo di contatto molto limitato, e non prevedono iter da seguire particolarmente inflessibili.
Sanificazione per HACCP, quali sono le differenze?
Quando si parla di HACCP ci si riferisce indubbiamente alle aziende che operano nel settore alimentare, a qualunque livello. HACCP è una sigla che sta per “Hazard Analysis and Critical Control Points” (ovvero “Analisi del Pericolo e Punti Critici di Controllo”), ed è uno strumento molto efficace la cui adozione è resa necessaria per tutte le imprese da un regolamento del 2004 che permette di tenere sotto controllo tutti i pericoli che possono recare un serio danno alla salute del consumatore.
La sanificazione per l’HACCP è sicuramente un aspetto indispensabile: nel manuale di autocontrollo delle aziende alimentari è prevista la descrizione accurata della procedura in questione, con tutte le informazioni rilevanti tra cui tempi d’azione dei detergenti/disinfettanti, la concentrazione degli stessi, le metodiche di applicazione e l’operatore responsabile dell’azione.
La sanificazione nell’industria alimentare è assolutamente indispensabile. Poiché si tratta principalmente di aziende che manipolano gli alimenti, destinati a entrare all’interno dell’organismo umano, è importante garantire che il contatto con le superfici non apporti una carica microbica eccessiva.
L’oggetto della sanificazione all’interno dell’industria alimentare può differire a seconda del settore nel quale opera la specifica azienda. Ad esempio, se l’impresa manipola la carne o i vegetali freschi, senza ombra di dubbio sarà necessario sanitizzare frequentemente le superfici sulle quali avvengono le operazioni; al contrario, nel caso in cui l’azienda operi nel settore conserviero, la sanitizzazione delle tubature (e in particolare dei punti in cui si possono concentrare le materie prime) assume una maggiore importanza rispetto a quella delle superfici.
Inoltre, nel settore alimentare è ancor più semplice comprendere l’importanza delle fasi di risciacquo: qualora queste non avvenissero – o non fossero condotte in maniera efficace – i cibi posti a contatto con le superfici potrebbero poi essere contaminati dalle sostanze chimiche presenti nelle soluzioni adoperate.
Naturalmente, da questo punto di vista è anche importante la scelta dei disinfettanti per industria alimentare. Il prodotto più indicato da adottare è quello che garantisce risultati migliori, con un potenziale danno per il consumatore finale estremamente limitato o nullo. È proprio per questo motivo che i ricercatori sono attenti a sviluppare nuovi disinfettanti potenzialmente biocompatibili (e non tossici, come quelli attualmente diffusi), oltre che procedure di sanitizzazione completamente innovative e innocue per la salute umana.